Ecco il primo post tematico. Questo genere di post saranno l'espressione delle emozioni di questi giorni ed un insieme di riflessioni. E' buttato giù seguendo il flusso di pensieri.....
Nel "tao" della ricerca gli opposti non si contrastano necessariamente. Il proseguimento nella "via" sta proprio nella ricerca di un equilibrio tra due cose che sembrano agli opposti ma spesso convergono. Il risultato è qualcosa di completo ed efficace per usare un'espressione pragmatica. Gli esempi potrebbero essere tantissimi. Prendiamo ad esempio la dicotomia "hard-soft" (duro-morbido) nell'esecuzione di una tecnica. L'atteggiamento morbido (o bassa intensità ma con alta attivazione) conferirà al movimento naturalezza e fluidità mentre parte "hard" (alta intensità, alta attivazione) garantirà una certa efficacia del colpo o del punto centrale della tecnica. Nella rappresentazione degli opposti troviamo spesso come metafora Ying e yang, "uomo e donna". Un binomio capace di generare vita. Quindi capace di creare l'avvenimento umano più potente e conservativo che esista per l'umanità. Opposti non significa per forza che i due poli non abbiano la stessa natura.
In relazione a quasi tutti i "bipolarismi" potremmo dire "in medio stat virtus" e che trovare un punto mediale di equilibrio corrisponde all'opportunità migliore di crescita e sviluppo del potenziale.
Questa introduzione per iniziare a parlare di ieri sera e del reinizio con gli allenamenti al dojo.
E' sempre bello tornare in famiglia ed è sempre una serata particolare. Sono parecchi anni ormai che conduco un dojo ma la prima serata dopo le vacanze estive mi emoziona sempre come se fosse la mia prima lezione o il primo giorno di scuola. Sarà la grande spinta motivazionale per l'allenamento, la voglia di crescere, la preparazione e l'annunciazione di novità nonché rivedere quelli che io considero miei compagni di viaggio ancor prima che allievi. Apprezzando in particolare chi ha fatto tanti kilometri per venire alla "prima".
Come spesso accade le risate e i momenti divertenti hanno coperto una parte importante della lezione ma da subito ci abbiamo dato dentro con una parte fisica di tutto rispetto e una parte tecnica (un pelo compressa per gli ovvi saluti e i discorsi introduttivi) subito focalizzata verso uno studio rigoroso e serio di una delle nostre scuole ovvero la Takagi Yoshin Ryu.
Questo è quello che considero uno dei veri tratti distintivi della Bujinkan e di come Hatsumi ci ha insegnato ad allenarci: in modo intenso ma con il sorriso. Hard e soft. L'assolutismo in un verso o nell'altro difficilmente può portare a buoni risultati. Mentre la rilassatezza mentale fa da sottofondo alle migliori prestazioni. E induce anche un effetto benefico. Ecco come si diventa dipendenti dall'allenamento....
La dimensione collettiva dell'allenamento è qualcosa di unico. Nella Bujinkan abbiamo poi un concetto abbastanza particolare nel panorama marziale che è quello di "buyu" ovvero di amico marziale. Un qualcosa che naturalmente si sviluppa tra i praticanti e che lega il percorso della persone nei singoli dojo ma anche in Giappone o durante i seminari nazionali o internazionali.
Hatsumi Sensei dimostra sempre una cosa: per essere grandi budoka è necessario essere grandi essere umani. Persone in grado di vivere felici e andare oltre i contrasti, i paradossi e le difficoltà come dice spesso: "andando oltre". Che se vogliamo è sinonimo di "perseverare".
Quando vedete questo kanji 忍, sappiate che non c'è scritto "ninja" ma solo "nin" e che uno dei suoi significati è proprio "perseverare". Questo concetto non può che essere fondamentale per chi pratica Budo, essendo uno stile di vita, una cosa con cui ci si confronta tutti i giorni, sul tatami e fuori dal tatami (un'altra dicotomia interessante!). Negli anni di pratica questa distinzione lentamente scompare fino a quando la propria esistenza non è permeata dall'umanità che questa disciplina stimola.
Così "allenamento" non dovrebbe essere soltanto al dojo. Ma nella nostra quotidianità. Qua si nasconde il segreto ninja più incredibile, sensazionale e inaspettato che esista. Si chiama allenamento. Appunto come evento singolo (andare al dojo), evento quotidiano (allenamento in solitaria), allenamento costante (vivere!).
Coltivare sè stessi è quindi le cose più importanti nel Budo. Hatsumi Sensei diverse volte ha detto di aver fatto moltissime scoperte nell'allenamento in solitaria e di essere migliorato e di aver accresciuto il suo livello di consapevolezza generale.
Molte cose possono essere portate avanti in solitaria come il "junan taiso" (la parte fisica e lo stretching), l'esecuzione di San Shin No kata, Koshi Sanpo, vari maneggi ed usi di armi, meditazione......giusto per fare qualche esempio. In particolare Hatsumi Sensei ha detto "junan taiso e san shin no kata sono la chiave per accelerare il progresso del proprio taijutsu" (citazione non esattamente letterale). E questo è solo l'inizio.....la parte più basica....
Un certo tipo di ascetismo è insito nella storia della Bujinkan e del Togakure ryu. Takamatsu Sensei per due volte in particolare (tornando dalla Cina) si è isolato dal resto del mondo per sottoporsi ad un regime alimentare e di allenamento, sopratutto per le gambe, veramente duri. Ad Hatsumi disse che è necessario per un ninja fare delle esperienze ascetiche di allenamento e nello specifico in montagna. Senza tralasciare il discorso degli Yamabushi (monaci guerrieri) che però è un altro tema che merita di essere trattato separatamente....
Tornando al presente penso che tutti gli istruttori, nelle tempistiche opportune, dovrebbero avviare le persone ad un piano di sviluppo individuale. Pianificazione che si porta dietro anche una certa disciplina mentale e organizzativa nonché un'attitudine al cercare obiettivi e raggiungerli. L'atteggiamento degli istruttori dovrebbe essere quello di un coach che cerca di insegnare alle persone ad essere coach di loro stesse. Ovviamente dopo essere diventati per primi loro coach di loro stessi...e questa è la vera sfida... perché da soli si ha a che fare con la verità più assoluta riguardo a sé stessi. E questa verità, l'autentico istruttore, la porta anche al dojo...my 2 yen....
Ieri ho dunque apprezzato tantissimo il ritorno al dojo. Però mentre mi allenavo ieri sera pensavo al mio allenamento, prevalentemente solitario, di agosto e interrotto per una pausa la settimana prima di ricominciare. Ne sentivo la mancanza, esattamente come quella che sentivo per le attività nel dojo nelle settimane scorse. "Collettivo" e "individuale" sono due cose che semanticamente si contrappongono ma che nel Budo non sono altro che due facce della stessa medaglia. La loro combinazione, che tra l'altro porta ad un mutuale progresso, porta ai risultati migliori. Entrambi fanno parte di un unico percorso: il proprio sviluppo personale.
Alessandro Vadalà
Primo post tematico, prima lezione
Aggiornamento: 20 apr 2021
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